Del Fante Mario

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Titolo
Del Fante Mario
Descrizione
"A Lastra a Signa, col fatto che c’era la Manifattura di Signa, che faceva un tipo di ceramica non decorata, un tipo che non riusciva nessuno a rifare" [continua a leggere]
"Quindi tanti artisti, che poi sono andati a queste fabbrichette, si sono fatti lì, all’interno della Manifattura. Per esempio ce n’era una, che era tipo la Manifattura, a Ponte a Signa la Dini & Cellai. [Gli addetti della] Manifattura insomma andavano nei Musei Vaticani e riprendevano quello che c’era da riprendere; D’Annunzio, quando veniva a Signa [...] da Caruso comprava dalla Manifattura di Signa e comprava da questi Dini & Cellai. [...]. Qui a Lastra a Signa c’era Renato Bertelli, scultore e ceramista. Aveva questo laboratorio e vicino al suo laboratorio ci gravitavano Mario Moschi, che era nato lì accanto, famoso scultore, ci gravitava Bruno Catarzi, altro scultore famoso, non al livello del Bertelli o del Moschi ma conosciuto, insomma era una specie di cenacolo. Poi non so se l’avete visto, lì in Val di Rose c’è una casa con tutti i graffiti, anche quelli li ha fatti, mi pare, il Frittelli, non vorrei sbagliarmi, anche lui un altro conosciuto e gravitavano tutti intorno al laboratorio del Bertelli. Anche Caruso andava dal Bertelli, lo raccontava il vecchio Bertelli, andava lì e Caruso aveva forgiato un Buddha a sua somiglianza cioè con la faccia di Caruso, [...] che Caruso era un disegnatore finissimo, caricaturista. Allora c’era questo gusto del cenacolo artistico. [Tornando all’Italica Ars] io quando andavo fuori a portare i campioni, non andavo dai negozi, andavo dai grossisti […] quindi il tipo di clientela non era spicciola. Riuscivano, come tipo di produzione, ad accontentare sia chi voleva una produzione più bassa come prezzi, che pezzi singoli […]. È stato un peccato che finisse l’andazzo della ceramica che poteva continuare, come dicevo prima, su una clientela d’élite, non più grossisti ma magari negozi e che sia finito tutto il patrimonio culturale e tecnico che avevano acquisito in 100 anni di lavoro. La svolta fu il rosso in tutte le declinazioni. Ci sono ancora dei campioni, lì al museo. Poi questo rosso lo dettero e lo fecero fare alla Colorobbia, al Bitossi insomma e allora lo potevano usare tutti, loro però si salvavano sempre perché lo mescolavano. [...] In quella ceramica lì vista questa maestria e la tecnica che avevano, tanti artisti si sono appoggiati a loro. Qui basti dirne uno, Antonio Manzi. La ceramica la faceva tutta dietro servendosi delle maestranze della “Fabbrichina”, naturalmente sempre con Ferrero Mercantelli dietro perché era un po’ il lume ispiratore [...]. La ceramica è viva; la porcellana è bella ma ha un altro sapore, questi materiali tipo plastica sono cose più di uso da tutti i giorni, non una cosa pregiata. I tanti artisti, come dicevo, dal Manzi ad altri che hanno lavorato lì fino all’epoca di Stelio Corsani, proprio avvalendosi della tecnica di questi vecchi ceramisti e peccato che è morto tutto. [...] Ferrero diceva: “ vorrei fare una cosa così”, gli diceva come fare o gli faceva vedere delle fotografie, una rivista o un pezzo di stoffa, qualcosa e gli faceva fare il disegni; poi il disegno veniva portato dal formatore, il formatore portava le forme, le forme venivano forgiate o a pressa oppure con il versamento all’interno del liquido, costì le mettevano un po’ ad essiccare, poi le mettevano nel forno e veniva il biscotto, una volta fatto il biscotto venivano decorate o a pennello o se no li tuffavano ad immersione oppure con lo spruzzo. Era un po’ una bottega, come le vecchie botteghe, pur con tanti dipendenti e con un fine industriale, dove c’era anche una certa vita culturale; lavorando tanti pittori oltre che scultori, sono venuti tanti artisti anche lì, quando venivano a Firenze. Per esempio venne [Guido] Del Monaco. Del Monaco venne giù di fronte alla fabbrica e addirittura autografò dei piatti con una specie di galletto; tanti artisti anche del teatro e dell’opera. In fondo per quelli che lavoravano era una soddisfazione stare lì e accanto hai Del Monaco che ti fa l’autografo sul piatto".
Trascrizione parziale dell'intervista
(Forme di storia, pp. 185-186).
Forme di storia: la ceramica nel territorio di Lastra a Signa
intervistato
Del Fante, Mario
ex rappresentante della fabbrica di ceramica Italica Ars
intervistatore
Floria, Silvia
Galantini, Francesco
Luogo
Lastra a Signa
Data/e
9 giugno 2017
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Biblioteca comunale di Lastra a Signa, titolare dei diritti delle immagini digitali
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