1700
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L’ampliamento geografico e merceologico degli scambi commerciali, legato a un clima più favorevole ai mercati permisero nel XVIII secolo un aumento degli investimenti nelle innovazioni tecnologiche e miglioramenti più capillari del sistema produttivo. [continua a leggere]
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In Toscana nel corso del Settecento la produzione e il commercio dei cappelli di paglia divennero le principali attività economiche dell’intero territorio delle Signe mentre il settore manifatturiero, collegato all’industria estrattiva delle pietre e delle altre materie prime per la produzione di mattoni e laterizi, rimase comunque ancora florido. Nel castello della Lastra risultavano attive infatti in questo periodo ancora sei fornaci: una dei Della Stufa (già di proprietà della famiglia Dandi) situata appena fuori Porta Pisana; una dei Sanesi, in affitto dalla Compagnia della Misericordia di Lastra a Signa, una dei Boretti costruita nel 1734 nell’angolo nord-est delle mura, all’interno dell’orto di un antico ospizio intitolato a San Benedetto; tre dei Parigi, le fornaci più antiche appartenute alla famiglia Comparini che furono attive fin dal Quattrocento.
Un problema legato alle fornaci fu quello degli incendi la cui prevenzione era stata oggetto di grande attenzione negli ordinamenti cittadini e nei regolamenti delle attività produttive, soprattutto di quelle dei forni, delle fornaci o di altri opifici particolarmente a rischio. Le normative via via adottate decretarono dunque, a seconda del pericolo, la presenza o l’assenza all’interno dei centri abitati di simili stabilimenti. Osserviamo che già gli Statuti fiorentini del 1325 non vietavano che le fornaci venissero costruite all’interno del perimetro urbano ma, per controllare il diffondersi degli incendi, già a partire dal 1334, fu costituita dal governo fiorentino la Guardia del Fuoco, un’istituzione a cui presero parte anche gruppi di cittadini volontari.
Nel 1416 il sistema contro gli incendi si rafforzò e il comune di Firenze organizzò in ogni quartiere (San Giovanni, Santa Maria Novella, Santa Croce e Santo Spirito) delle vere e proprie squadre di soccorso, composte da un certo numero di guardie elette prevalentemente tra le maestranze degli artigiani che si occupavano della costruzione degli edifici: falegnami, muratori e scalpellini. Un apposito notaio poi veniva incaricato di annotare il numero delle guardie intervenute sul luogo dell’incendio per rendicontare le spese e per redigere eventuali provvedimenti disciplinari. Pur con alcune modifiche il servizio funzionò fino all’epoca napoleonica.
Il 20 novembre del 1782 nella fornace di Martino Boretti, posta nel Castello della Lastra, vi fu un enorme incendio. Nell’archivio comunale di Lastra a Signa l’evento è documentato con accuratezza: A dì 20 novembre 1782. Adunati l’infrascritti gonfaloniere e rappresentanti la Comunità della Lastra in pieno numero di cinque [...] sopra l’istanza stata presentata per parte del sig. Martino Boretti, che rappresentando l’infortunio dell’abbruciamento casuale seguito nel dì 17 settembre scorso della di lui fornace posta nel Castello della Lastra e producendo nota estratta dal Commissario del Quartiere di Santa Maria Novella di Firenze dell’opera di muratori, manovali, legnaioli, carrettenai, donne et in numero in tutte di [persone] 234 impiegate nell’estinzione del fuoco nel giorno e notte del 17 e nel mattino del 18 settembre, detto domandava che fossero pagate dalla cassa della loro Comunità le mercedi dovute in dette persone per aver colla loro opera impedito la dilatazione del fuoco nelle case del castello e risparmiato così un danno del pubblico. Considerando quanto [detto] e specialmente che tutto ciò che operarono quelli che ebbero mano a estinguere il fuoco, portò riparo e vantaggio alla sola casa di detto signor Boretti contigua alla fornace e che tutto il danno dell’incendio si è ristretto alla sola suddetta fornace, e che chi fu impiegato all’asportazione delle scope, mobili e d’ogni altra materia, non fece altro che porre in salvo la roba del solo signor Boretti; e che anche fuori da questa circostanza, essendo tutti paesani l’opranti suddetti non posson pretender mercede se nell’estinguer l’incendio hanno salvato anche le proprie sostanze, […] rigettarono l’istanza suddetta con loro legittimo partito di voti favorevoli 3 contrari 2 in tutto. L’accaduto venne poi ampiamente illustrato nella seduta del Consiglio comunale: Martino Boretti presentò il conto – la nota – assai ingente ricevuto dal Commissario del Quartiere di Santa Maria Novella, la magistratura fiorentina incaricata di coordinare le operazioni di pubblica sicurezza. Tuttavia la sua richiesta di sostenere le spese per lo spegnimento dell’incendio attraverso uno stanziamento pubblico non venne accolta. Interessante e sottile fu la motivazione addotta dai consiglieri: l’incendio era stato casuale e non doloso; era stato domato, non si era propagato, non aveva raggiunto il paese e aveva interessato unicamente la roba del signor Boretti. Poco importò che la fornace fosse andata distrutta e che gli addetti, gli opranti, muratori, manovali, legnaioli, carrettenai che fino a quel momento avevano prestato la loro opera avessero perso il lavoro: i consiglieri osservarono che i lavoratori erano tutti paesani e non potevano pretender mercede se nell’estinguer l’incendio avevano messo in salvo anche le proprie sostanze. Il medesimo fatto è riportato anche nella cronaca fiorentina dell’epoca, sulla “Gazzetta Toscana”, dove possiamo leggere un dettagliato resoconto degli eventi: Nella sera del dì 16 il sig. Martino Boretti della Lastra a Signa avendo fatto dar fuoco alla sua fornace continua alla casa ove abita, nella mattina 17 verso le ore 3, volendo uno dei suoi uomini prendere un fascio di legne da una barca delle medesime incautamente situata vicino alla bocca di detta fornace, caddero diversi altri fasci, e immediatamente si apprese il fuoco a tutto il rimanente, che non era composta di meno di 3900 fasci. Agitate le fiamme dal vento in breve tempo si estesero a tutto che fu d’uopo buttar giù tosto il tetto di detta fornace lungo 30 braccia e largo 32: acciò non si incendiasse tutto il castello. Giunti gl’istrumenti da Firenze con le Guardie del Fuoco unitamente al signor Commissario del Quartiere Santa Maria Novella Giuseppe Calamandrei; prese le opportune misure riuscì arrestare la furia delle fiamme che non restarono però affatto estinte prima dell’ore 9 della sera. Il danno si fa ascendere a più di 600 scudi. I Boretti erano proprietari, oltre che della fornace contigua alle mura, anche di una casa nel corso principale a lato della Porta Fiorentina. La pratica dell’acquisto da parte dei privati di tratti della cerchia muraria iniziata nel Cinquecento, tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento crebbe sempre di più. Nel 1740 Leonardo Cappiardi ottenne in censo perpetuo la Porta Fiorentina, nel 1754 il notaio Bartolomeo Parigi l’intero torrione della Porta Pisana. Con le riforme di Pietro Leopoldo del 1774 i popoli dell’antica Lega e della Podesteria di Gangalandi confluirono nella nuova Comunità. Nel censimento enumerativo del 1784 gli abitanti della Comunità di Lastra a Signa ammontavano a 4524.
(Forme di storia, pp. 27-30)
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Biblioteca comunale di Lastra a Signa, titolare dei diritti delle immagini digitali
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