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1945-1989
Contenuto
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Descrizione
Durante il secondo dopoguerra si riattivarono tutta una serie di relazioni commerciali che, almeno per quanto riguarda la Toscana, si erano già avviate verso la fine dell’Ottocento. [continua a leggere]
L’industria della lavorazione della paglia nell’area delle Signe – oltre a una serie di altre lavorazioni praticate in territorio toscano e ai prodotti vitivinicoli, già a quei tempi apprezzati sul mercato internazionale – aveva messo in comunicazione la produzione locale e artigiana con il mercato inglese e americano. I primi Uffici Acquisti di case di distribuzione estere sorsero già dopo la prima guerra mondiale e Firenze fu il centro principale dell’attività dei buyer in Italia. Questo canale di vendita vide gli agenti d’affari esteri appoggiarsi alle “colonie” presenti a Firenze e passare […] da una impresa manifatturiera all’altra, site nei centri cittadini o in campagna […] spostandosi da una località all’altra per individuare le migliori fonti di approvvigionamento, ovvero merci pregiate a prezzi contenuti […] visitare i mercati di produzione e dunque varcare le soglie di imprese, a volte anche di piccole dimensioni, di ditte spesso a conduzione famigliare che, nella maggior parte, non potevano sostenere una propria rappresentanza all’estero. Durante questi anni l’immagine di Firenze città d’arte ferita dalla guerra e le azioni promosse per la salvaguardia dei beni considerati patrimonio dell’umanità, portarono a investimenti internazionali e a una particolare attenzione a tutte le produzioni dei territorio. Questo contesto diede anche al sistema di imprese ceramiche di Lastra a Signa un forte impulso alla crescita. Numerosi sono i riferimenti in tal senso emersi durante la raccolta orale delle testimonianze di ceramisti e direttori d’azienda. La serie di rapporti che si creò tra le aziende del territorio e i clienti stranieri proseguì fino agli anni Novanta del Novecento e permise la forte crescita delle imprese del distretto. Tra i principali acquirenti ricordiamo i grandi magazzini Marks & Spencer di Londra, Bloomingdale e Macy’s di New York, la boutique Christian Dior, la Select Import di Dallas, la svizzera Globus e l’intensa attività svolta da Irving Richard e da Wilhelm Richter. A Firenze c’erano tantissimi buyer. Giorgini iniziò con la moda, le prime sfilate le fece a casa sua, poi lanciò Pitti. Il problema era la conoscenza delle lingue e le difficoltà per gli imprenditori era rapportarsi con i clienti americani e inglesi. A ovviare a questo problema intervenne un gruppo di persone che si propose come intermediari. Firenze fu la patria dei buyer, tra gli anni Settanta e Ottanta ci saranno stati una quarantina di uffici di buyer. Procacciavano i clienti, li portavano a giro per le fabbriche, facevano commissioni, seguivano gli ordini e facevano il doppio servizio. Le fiere erano ancora da venire. Aiutavano l’artigiano a acquisire ordini ed espletare tutte le pratiche per fare le spedizioni, aiutavano il cliente verificando che gli ordini fossero eseguiti per bene per essere spediti. Una vetrina importante per promuovere i propri prodotti furono anche le Esposizioni Universali i cui costi però erano spesso insostenibili per le aziende di piccole e medie dimensioni. Questo canale di vendita contribuì comunque significativamente alla crescita di alcune imprese, come la Bellini Ceramiche e la Ceramiche Pugi. Tra i fattori che permisero la nascita e lo sviluppo di questa rete di attività non possiamo non menzionare il ruolo fondamentale svolto, almeno in due dei casi studiati, dal medio credito per le imprese attraverso le Casse Rurali e Artigiane e le Banche di Credito Cooperativo. Il secondo dopoguerra fu dunque, come è noto, un periodo di forte espansione economica. La crescita del settore manifatturiero si concentrò tra il 1951 e il 1981 e in quegli anni il numero delle imprese raddoppiò. Tra il 1991 e il 2011 si registrò invece un’inversione di tendenza. L’importanza del comparto manifatturiero sul territorio lastrigiano fu quindi persistente fino al 1991, caratterizzato da un’industria principalmente a bassa tecnologia legata soprattutto alle produzioni tipiche artigianali del territorio toscano. Le aziende di ceramica passarono dalle 11 unità del censimento del 1951 alle 29 del 1981, per poi decrescere infatti dal 1991 al 2011 di 11 unità. Il numero degli addetti crebbe da 173 del censimento del 1951 a 446 nel 1971, per poi subire una forte contrazione fino al 2011 quando calarono a 51. Incrociando questi dati con le ricerche sulle singole imprese emerge che, tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Novanta, da un lato vi è stata una spinta all’imprenditorialità che portò alcuni dipendenti a mettersi in proprio (come Enzo Dini fondatore dell’omonima ditta e Giovanni Ponziani fondatore delle Ceramiche d’Arte La Torre) e dall’altro a una riorganizzazione del lavoro con l’esternalizzazione di alcune fasi della produzione. Durante gli anni di crescita positiva, e in particolare nel decennio 1961-1971, la forte espansione della produttività che investì anche il settore ceramico, portò le imprese ad ampliare i loro spazi di lavoro: la Bagni Ceramiche andò alla ricerca di nuovi locali già a partire dagli anni Sessanta, seguita dall’Italica Ars e, negli anni Settanta, dalla Ceramiche Pugi. La ditta Bagni Ceramiche interruppe, verso la fine del decennio, la produzione allo stabilimento di Ponte a Signa per concentrare tutto presso quello di Santa Maria a Castagnolo. In merito alla riorganizzazione della produzione e alla ricerca di nuovi spazi, il Comune di Lastra a Signa adottò nel 1964 un Piano di fabbricazione, che prevedeva un maggior sviluppo industriale nella zona pianeggiante a est del castello di Lastra, definita “la più partecipe dei fenomeni comprensoriali”. La configurazione delle imprese era così descritta: “attualmente numerose piccole fabbriche e manifatture sono situate all’interno di zone residenziali o addirittura commiste alle abitazioni”. La nuova zona industriale avrebbe dovuto modificare questo assetto controproducente e dannoso secondo gli standard sanitari. Una zona mista industriale-abitativa era prevista tra la SS 67 e il Vingone, destinata ad accogliere le attività che erano difficilmente separabili dalla vita familiare: un notevole insediamento industriale di oltre 6 [ettari] è previsto a Sud dell’attuale SS 67 in mezzo a due zone residenziali: si tratta di uno stato di fatto che è venuto a costituirsi durante gli studi del Piano e accettato dalla Amministrazione comunale. (Forme di storia, pp. 52-55).
Forme di storia: la ceramica nel territorio di Lastra a Signa
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