1400

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1400
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La conformazione geologica, la struttura del paesaggio, lo sviluppo degli insediamenti abitativi con le reti viarie e fluviali, sono tra i principali elementi che caratterizzano la storia di un territorio e le sue specificità produttive. [continua a leggere]
Al centro di tutto ci sono poi le vicende degli uomini, degli artigiani e delle imprese che hanno legato il loro “saper fare” a quello specifico territorio, contribuendo a costruire un importante patrimonio di memoria e di tradizione locale da custodire e tramandare. Immaginando di compiere un viaggio attraverso i secoli nel territorio di Lastra a Signa potremmo osservare – in collina e nelle zone di più aperta campagna – il formarsi del tipico paesaggio agricolo e mezzadrile con le case sparse, i poderi, le fattorie, i popoli e i comunelli rurali raccolti accanto alle chiese medievali. In prossimità e lungo tutto il corso dell’Arno vedremmo le abitazioni strutturate invece in borghi quasi attigui l’uno con l’altro, con funzioni sempre meno agricole. Infine troveremmo i castelli murati di Malmantile e Lastra attraversati dalle due direttrici della via Pisana, la via vecchia nella parte collinare, la via nuova, in pianura e lungo il corso dell’Arno.
Il borgo di Lastra a Signa, abitato da possidenti, pigionali, artigiani e commercianti, divenne nel tempo il principale centro manifatturiero e commerciale del comune. Il paesaggio circostante era costellato da spedali, eremi, conventi religiosi e “ville di delizia” di facoltose famiglie fiorentine. La ricca presenza ancora oggi di antichi mulini, cave di pietra, siti di fornaci e di altri opifici testimonia la vivacità delle attività manifatturiere ed economiche sorte nel territorio. Lungo questo tratto dell’Arno – navigabile fino a Pisa e collegato con Livorno grazie a importanti opere idrauliche – prevalevano i mestieri di fiume, come dimostrano i numerosi approdi per le scafe e i navicelli che lo hanno percorso ininterrottamente come una “grande strada d’acqua”.
L'ambiente naturale di Lastra a Signa dunque, ricco di fiumi e torrenti, sedimenti calcareo-argillosi e fitte boscaglie conobbe, fin da epoca romana, la diffusione dell’arte fittile dei vasai e dei fornaciai. L’acqua delle piene dell’Arno depositava infatti sulle sue sponde la mota o argilla, la materia prima che una volta portata nelle fornaci, era modellata per ottenere vasi, stoviglie, mattoni, tegole, pianelle e infine veniva cotta. Con una lente e un focus orientati al recupero di fonti e informazioni utili a ricostruire la storia della ceramica a Lastra a Signa, possiamo evidenziare quali siano stati i principali settori produttivi nel corso dei secoli.
L’attuale territorio comunale comprendeva i popoli che fino al XV secolo fecero parte del piviere di S. Ippolito in Val di Pesa, cui si aggiunsero alcuni comunelli rurali che in precedenza erano compresi nei pivieri di Settimo e di Giogoli. Dopo la conquista del contado da parte della Repubblica fiorentina, gli organismi giurisdizionali e amministrativi di riferimento divennero le leghe dei popoli, le podesterie, i vicariati, i comuni. Il Catasto del 1427 – primo strumento fiscale di tipo descrittivo messo a punto dalla Repubblica fiorentina per la città di Firenze e in seguito esteso a tutti i comuni del contado e del distretto – permette di conoscere la consistenza demografica e lo stato patrimoniale ed economico degli abitanti delle varie comunità. La sua consultazione ha consentito infatti di ricostruire la localizzazione dei vari opifici e di indagare sull’organizzazione della manodopera impiegata nell’esercizio dell’arte della fornace.
Tra il Vingone e l’Arno sono documentate ben undici fornaci: due nel territorio compreso nella circoscrizione della pieve di Sant’Alessandro a Giogoli, una lungo il torrente Vingone nei pressi della chiesa di Santa Maria a Greve, cinque nel castello e corte di Gangalandi, antico nome di Lastra a Signa e tre nella piana di Settimo.
Nelle dichiarazioni catastali del 1427 è documentata anche la presenza di tre fornaciai del popolo di San Martino a Gangalandi: Romolo di Domenico, Antonio di Francesco e Lorenzo di Guido, proprietario affittuari di fornaci per la produzione di mattoni e altri laterizi.
Ingenti quantità di manufatti provenienti da questi opifici furono adoperati per la costruzione delle mura di Lastra a Signa e Malmantile, per l’edificazione della cupola del Brunelleschi e per molti altri importanti cantieri cittadini come quello relativo alla costruzione dell’abitazione del papa presso la chiesa di Santa Maria Novella.
Anche Antonio di Francesco chiamato Bonba compare sul libro paga dell’Opera di Santa Maria del Fiore dal 1420 al 1432 per quadroni di terracotta da lui condotti all’Opera, per la calcina adoperata in occasione di restauri al tetto del carcere delle Stinche e alla sistemazione delle mura dei castelli di Lastra e Malmantile. I manufatti provenivano dalla fornace situata in prossimità delle mura del castello della Lastra, che Antonio di Francesco gestiva per conto dei proprietari Lando e Antonio degli Albizi, membri della facoltosa famiglia di banchieri fiorentini. Nei documenti catastali del 1427 troviamo inoltre una significativa presenza di vetturali, mulattieri, scafaioli, addetti al trasporto delle merci via terra e via fiume.
(Forme di storia, pp. 22-26)
Forme di storia: la ceramica nel territorio di Lastra a Signa
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Biblioteca comunale di Lastra a Signa, titolare dei diritti delle immagini digitali

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Lorenzo di Guido, fornaciaio Parte di documento
Simone di Bartolo, possidente Parte di documento
Romolo di Domenico, fornaciaio Parte di documento