Scopetani Marco
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Scopetani Marco
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"Un telefono non squilla mai se non quello delle linee telefoniche perché purtroppo non s’ha più la possibilità di fare le fiere perché costano l’ira di Dio, noi si faceva tutte le mostre più belle" [continua a leggere]
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"Si faceva il Macef e all’epoca si tornava a casa con la valigetta degli ordini, mica discorsi, il Gift a Firenze anche lì per via della politica di mezzo è andato tutto a carte Quarantotto, facevamo il Salone del Mobile, abbiamo fatto per diversi anni una delle fiere che era la più bella in assoluto, il salotto più bello, che era Abitare il tempo a Verona, era una fiera stupenda di arredamento. Ma oggi… 350 euro a metro quadro e la nostra roba è tutta da imballare, da sballare, da trasportare, [...] ci s’ha dei costi che non ci si fa più […]. [La fabbrica] di Signa è stata chiusa nel ’96, ma si spendeva 25, 26 mila euro per fare una mostra eh si, partivano in quattro o cinque [impiegati], si stava a Milano, camere, la sera ristorante, tutte ore extra, gli operai che partivano per venire a imballare, ritornavano, il costo del trasporto, son cose ormai... Se uno guarda quello che c’era qui a Lastra a Signa: Bagni, Italic Ars, Bercigli, poi c’era il Tozzi, Pugi, poi a Signa ce n’erano altri, il Provvedi. Erano un migliaio di posti di lavoro, più tutto l’indotto che c’era dietro, quelli che lavoravano per noi, tutte le botteghe di artigiani che stampavano [...] poi s’è chiuso anche noi, tutto lì. Io sono qui a fare l’artigiano, fo più lavoro di ufficio che manuale. […] Poi sono stato io [a ideare di fare le stufe], a me piace fare le stufe perché è un oggetto bello, importante, dà soddisfazione perché s’è venduto le stufe in Francia a Dalida, addirittura al professor Veronesi l’oncologo, ce ne avrei tante di persone anche tra qualche vip […]. Si, io faccio ancora ceramica artistica [...]. Perché piacciono le nostre stufe? perché sono dei manufatti artistici. Chi compra, compra un mobile che scalda. Come posso dirvi? Un pezzo d’arredamento che scalda, ma che scalda veramente […] due cotture, tutta la smaltatura, tutta la decorazione, mettila in forno, poi quando tu l’hai levata dal forno c’è da prepararla tutta, l’è come una stufa quando viene fuori dal forno, c’è talmente da metterci le mani che c’è da perderci una giornata, c’è da prepararla tutta, tagliare, incrementare, renderla più sicura, più robusta e poi tutti gli sportelli, fare tutti i fori, ore, ore e ore. […] noi dopo Tangentopoli si andò avanti ancora un bel po’ [...] sembrava d’essere a toccare il cielo con un dito e invece la crisi è venuta dopo. […] Venivano i clienti, venivano da tutta Italia. Febbraio e settembre era un appuntamento importante capito? Venivano dall’estero. Venivano gruppi, […] gruppi d’acquisto che partivano fuori per 15 giorni 20 giorni perché andavano a Birmingham, poi venivano in Italia, poi andavano a Francoforte perché le mostre erano tutte una attaccata all’altra, […] 10 o 12 persone che venivano dagli Stati Uniti [...] si vendeva che era una bellezza mentre ora è tutto fermo […]. Allora, durante la guerra cascò una bomba proprio qui vicino, qui di fianco, ma non fece niente. Mio nonno lavorava per gli Stati Uniti anche durante la guerra; poi quando venivano i caporioni… mio nonno è sempre stato un grande socialista, c’aveva la fotografia di Matteotti in ufficio dietro. […] Quando andarono via i tedeschi presero la fotografia di Matteotti, la misero proprio dentro a questo ufficio, la misero sulla tavola e gli infilarono un pugnale [...]. Poi mio nonno è stato anche in Comune, ma si parla degli anni ’30 […]."
Trascrizione parziale dell'intervista
(Forme di storia, pp. 186-187).
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Titolare dell'azienda Ceramiche Pugi
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Floria, Silvia
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Galantini, Francesco
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Ponte a Signa
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16 giugno 2017
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Biblioteca comunale di Lastra a Signa, titolare dei diritti delle immagini digitali
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