Bagni Ceramiche tra arte e produzione industriale

Alvino Bagni, nato nel 1919 nella frazione di Ponte a Signa e formatosi presso l'artista Torello Santini, entrò a soli 15 anni come apprendista presso le Ceramiche Pugi dove sperimentò tutte le fasi della lavorazione ceramica.

Nel 1947 iniziò a lavorare in proprio e nel 1950 fondò, con il padre Bagno e lo zio Filimondo, la società A. B. & F. Bagni Ceramiche Artistiche. Le doti artistiche e la versatilità di Alvino permisero all’azienda di crescere rapidamente, tanto che tra il 1951 ed il 1956 il numero dei dipendenti passò da 10 a 58 unità.

Durante gli anni Cinquanta e Sessanta l’azienda consolidò le collaborazioni con committenti internazionali, in particolare con l'intermediario americano Irving Richards, designer e fondatore della compagnia statunitense d’importazione e distribuzione Raymor, attiva tra il 1941 e il 1980. Irving Richards collaborò assiduamente con le principali industrie manifatturiere italiane della ceramica e del vetro (per la ceramica anche con le ditte Bitossi e Mancioli di Montelupo e Fantoni di Firenze; per il vetro con le ditte dei distretti di Empoli e di Murano).

Nel 1960 Alvino Bagni con la sorella Ione presentò un progetto per la costruzione di un nuovo stabile in via Castruccio Castracani, ora via della Massolina, a uso abitazione e laboratorio. Nella nuova sede Alvino e Ione aprirono il colorificio Ceramcolor. La nuova ditta di Bagni Ceramiche trovò invece la sua sede definitiva tra via Livornese e via Santa Maria a Castagnolo. Si trattava di un vasto edificio a uso industriale su un solo piano con annesso corpo di fabbrica a due piani adibiti a magazzini, servizi vari e uffici.

Nella A. B. & F. Bagni Ceramiche Artistiche rimase a lavorare Alvaro Cartei, mentre nella nuova fabbrica si avvicendarono artisti come Michelangelo Santonocito, M. Mannori ed Enzo Borgini come direttore artistico. Successivamente la direzione artistica passò ad Alberto Caverni. Gli artisti trovarono alla Bagni una libertà assoluta: potevano sperimentare senza essere costretti nei rigidi meccanismi della produzione. Enzo Borgini racconta di aver sempre avuto libero accesso a tutti i materiali utilizzando, in maniera illimitata, i colori. L’azienda sperimentò anche alcune collaborazioni esterne con designer di fama internazionale come Remo Buti.

Tra il 1965 ed il 1969 lo stabilimento di Santa Maria a Castagnolo si andò progressivamente ingrandendo: furono installati due nuovi forni a tunnel, ampliati i locali per il biscotto e la pittura, il deposito degli stampi e delle forme, i locali per l’imballaggio, per le materie prime, per il campionario.

La fabbrica fu duramente colpita dall'alluvione del 4 novembre 1966 con l'esplosione dei forni, tuttavia dopo soli 15 giorni di lavoro il reparto terre tornò operativo grazie all'apporto di tutti i dipendenti.

Gli anni Settanta furono caratterizzati da un consistente flusso migratorio e alla Bagni giunsero intere famiglie provenienti non solo dai territori circostanti ma anche dal Sud d’Italia – in particolar modo dalla Sicilia – contribuendo attivamente alla crescita dell’azienda. Negli anni Settanta l’azienda intraprese anche rapporti commerciali con la multinazionale britannica Marks & Spencer, pertanto subentrò la necessità di mantenere bassi i costi aumentando la produttività e rendendo più veloci le fasi di lavorazione. Alvino Bagni si era imposto di produrre ceramica artistica con un’organizzazione del lavoro di tipo industriale, anche mediante macchinari appositamente disegnati e brevettati per velocizzare alcune mansioni.

Gli anni Novanta segnarono il punto d’arresto dell’esperienza della ceramica Bagni. La “scoperta” da parte dei committenti statunitensi dell’Oriente portò all’affermazione sui mercati di nuovi gusti estetici. La diffusione in massa dei loro prodotti, i cui costi erano più contenuti, mise in difficoltà tutta la manifattura occidentale. Quando nel 1992 l’azienda chiuse, vi lavoravano ancora ottantacinque persone circa. Alvino non si arrese e l’anno successivo individuò un locale da cui far ripartire la nuova azienda. Nel 1994 aprì Nuove Forme, tuttora attiva e diretta da Gianfranco Ghiretti, genero di Alvino, e Maria Chiara Ghiretti, nipote di Alvino e figlia di Gianfranco.

(Comune di Lastra a Signa, Forme di storia: la ceramica nel territorio di Lastra a Signa, Firenze 2019, pp. 67-78).