Manzi, Antonio
Contenuto
- Nome
- Date di esistenza
- Occupazione
- Note biografiche o storiche
- Relazione con la risorsa
- È parte di
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Manzi, Antonio
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1953-
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pittore, scultore, ceramista
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Antonio Manzi nasce a Montella, in provincia di Avellino nel 1953. Nel 1957 si trasferisce a Lastra a Signa. A soli 12 anni realizza un intenso ritratto del nonno che sarà il suo primo critico d’arte. La vita gli nega la spensieratezza dell’infanzia, trascorsa in un istituto pedagogico correttivo per “bambini difficili” fino ai 14 anni. Nell’anima di Antonio Manzi questa esperienza rimarrà indelebile, come il tratto della penne a sfera da lui adoperate per disegnare su alcune tovaglie, vere e proprie tele su cui liberare la propria creatività espressiva, un’opera quasi terapeutica rispetto a quel “dolore sottile” vissuto da bambino. A 20 anni è già un artista affermato e inizia a sperimentare il proprio segno, forte e riconoscibile, utilizzando tecniche e materiali diversi: marmo, bronzo, pittura, ceramica. Il suo incontro con la ceramica tuttavia è strettamente legato all’Italica Ars e a Ferrero Mercantelli, direttore della manifattura. Risale al 1977, un periodo durante il quale Antonio Manzi era alla ricerca di nuove tecniche espressive. Ferrero tuttavia l’aveva conosciuto fin da adolescente, quando disegnava con la penna biro sui tavoli di marmo della trattoria Sanesi di Lastra a Signa. Di lì a poco aveva iniziato anche a isegnare sulle tovaglie, oggi visibili nella Sala del Consiglio comunale di Lastra a Signa.
Ferrero Mercantelli aveva intuito subito il talento fuori dal comune del giovane artista e forse aveva anche intravisto quel dolore esistenziale che Manzi aveva da prima vissuto in prima persona e successivamente indagato, attraverso la frequentazione dell’Ospedale psichiatrico di Castelpulci, dove ebbe il permesso di recarsi per ritrarre i volti umanissimi ma carichi di inquietudine e di dolore dei malati ricoverati. Fu quindi un ritrovarsi con Ferrero Mercantelli quando, nel 1977, quest’ultimo gli aprì le porte della fabbrica Italica Ars di Lastra a Signa che all’epoca impiegava più di cento addetti, mettendogli a disposizione la propria esperienza e quella delle altre valide maestranze che vi lavoravano.
è stata una storia di una profonda amicizia quella tra Ferrero Mercantelli e Antonio Manzi, un rapporto quasi filiale fatto di stima e di rispetto reciproco: “Io lo chiamavo sempre ‘maestro’, solo alla fine, sul letto di morte Ferrero mi disse ‘ora ti chiamo io maestro, di lassù“, ricorda Manzi con emozione. L’integrazione fra il segno grafico fortemente espressivo di Manzi e la tecnica ceramica non fu immediata, ma fu il frutto di un percorso durato diversi anni che portò alla realizzazione di più di 4000 pezzi unici. La ceramica e la maiolica erano materiali assai difficili per un artista come Manzi che non cercava soluzioni decorative ma risultati espressivi.
La prima mostra personale di Antonio Manzi con ceramiche, disegni e dipinti si svolse nel 1978 alla Galleria Pananti di Firenze e riscosse un grande successo, permettendo all’artista di trovare un sostegno economico proprio grazie alla ceramica: “la dipingevo con amore ma alla fine mi facilitava. Mi ha dato anche la possibilità di fare esercizio ed esperienza della plasticità della materia e tramite la ceramica sono arrivato anche alla modellatura e alla scultura”. Anche il rapporto tra l’artista ed il territorio lastrigiano è stato intenso, fatto forse di luci e di ombre, ma si è trattato di un legame forte e indissolubile: il “bambino difficile”, il “diverso e folle”, ma anche “la promessa del calcio della Lastrigiana”, “il ragazzo amato”, carismatico, “l’artista nuovo” che rappresentava una svolta nel territorio, proprio negli anni del boom economico. Fino ad arrivare al suo più grande momento di riscatto nei confronti di quei primi anni di vita così difficili: la realizzazione del Crocifisso bronzeo per la chiesa della Natività di Lastra a Signa, commissionatogli dal parroco don Norberto Poli e terminato nel 1994.
Le opere più rappresentative del percorso artistico, fino ad oggi realizzate da Antonio Manzi, sono esposte in un museo a lui intitolato a Campi Bisenzio: una delle sale è dedicata all’arte ceramica e contiene 30 sue opere tutte realizzate all’Italica Ars di Lastra a Signa.
Nel 2018 un suo autoritratto, commissionato dalla Galleria degli Uffizi, è stato donato dallo stesso Antonio Manzi al prestigioso museo fiorentino.
(Forme di storia, pp. 137-138)
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