Rischi e danni sulla salute dei lavoratori
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Rischi e danni sulla salute dei lavoratori
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Nel 1979 il Consorzio Socio-Sanitario Scandicci – Le Signe che comprendeva i comuni di Scandicci, Lastra a Signa e Signa, promosse un’indagine sui principali settori produttivi del territorio (calzaturiero, pellettiero e della ceramica artistica), allo scopo di studiare quali fossero i principali problemi di quei settori, verificare la situazione sanitaria e ambientale esistente, diffonderne una maggiore conoscenza tra i lavoratori e programmare eventuali interventi di risanamento ambientale.
L’indagine fu condotta dal Servizio di Medicina Preventiva del Lavoro e fu presentata a Scandicci in occasione di una Conferenza di settore.
Il campo delle ceramiche artistiche fu scelto come oggetto di studio perché era all’epoca ampiamente radicato e diffuso nei comuni del Consorzio e rappresentativo di un comparto le cui aziende presentavano una tipologia di lavorazione omogenea.
L’indagine coinvolse sei ceramiche artistiche del territorio consortile. Va precisato tuttavia che si tratta di considerazioni generali sui rischi e sui danni dei lavoratori del settore della ceramica artistica, riferibili a un preciso contesto storico.
I problemi legati alla lavorazione delle ceramiche artistiche non erano limitati solo ai rischi più conosciuti e più studiati quali i danni da piombo o problemi legati all’inalazione di polveri di argilla e terraglia contenenti silicati e talvolta silice in varie proporzioni (a seconda della provenienza delle materie prime). Esistevano anche problemi microclimatici dovuti all’eccessiva umidità delle fasi di lavorazione, alla scarsa ventilazione dei locali, agli sbalzi di temperatura o causati dal rumore dei macchinari. La lavorazione – che iniziava con la preparazione delle forme in gesso – sottoponeva gli operai al rischio di inalazione di polveri, soprattutto nelle fasi in cui
il gesso veniva pesato e rovesciato nell’acqua.
Gli addetti alla lavorazione vera e propria, che prevedeva l’uso di modini, presse, torni o colaggio, erano esposti anch’essi a rischi da inalazione di polveri e a problemi microclimatici.
Nella fase dell’essiccamento i pezzi erano collocati talvolta su assi nei pressi dei forni, causando sbalzi repentini di temperatura.
Nelle ceramiche che producevano graffito veniva talvolta usato il bianchetto, una miscela liquida di polvere di porcellana disciolta in acqua e inquinante per l’ambiente di lavoro. I forni, impiegati per la cottura del crudo e del biscotto smaltato, erano generalmente a nafta o a gas, più
di rado si trovavano le vecchie fornaci. I rischi a cui erano esposti i fornaciai erano numerosi, anche se molto dipendeva dall’ubicazione dei forni negli ambienti di lavoro: le condizioni microclimatiche di questi ambienti erano infatti sfavorevoli proprio per l’alta temperatura. La fase della spolveratura degli oggetti tramite pistole ad aria compressa o in cabine sotto aspirazione, sottoponeva invece gli addetti a un alto rischio di inalazione di polveri.
Le fasi della smaltatura e della tuffatura, erano quelle che più esponevano gli operai all’inalazione di polveri contenenti piombo. Anche gli addetti alla preparazione dei colori e gli aerografisti erano sottoposti al medesimo rischio. I pittori, che lavoravano alla decorazione di oggetti già tuffati o aerografati o direttamente sul biscotto erano invece meno esposti ai danni da piombo, anche se i residui di smalti presenti negli ambienti
potevano comunque causare gravi problemi.
L’uso di solventi, resine o particolari vernici per la rifinitura poteva provocare danni dermatologici o altri effetti dovuti alla nocività chimica di questi prodotti, soprattutto in ambienti chiusi e non adeguatamente ventilati.
La fase della confezione prevedeva l’utilizzo di trucioli o polistirolo per la spedizione. Un possibile rischio di questo reparto era costituito perlopiù dall’inalazione di piccoli frammenti o di polveri di questi materiali.
Altri fattori di rischio erano rappresentati dal rumore, dovuto ai compressori degli aerografi e delle cabine di spazzolatura, ai motori degli impianti di aspirazione, alle presse, ai nastri trasportatori, ai bruciatori dei forni.
La carente o errata illuminazione dei locali era uno dei principali problemi dei lavoratori addetti alla pittura.
Sbalzi di temperatura, necessità di usare frequentemente acqua fredda, sollevamento di carichi pesanti, posizioni scorrette rappresentavano altri fattori di rischio che causavano agli addetti alla lavorazione della ceramica problemi muscolari, articolari e circolatori.
(Forme di storia, pp. 162-164)
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