Incendio della fornace di Martino Boretti nel 1782
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Incendio della fornace di Martino Boretti nel 1782
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La deliberazione del Magistrato comunitativo di Lastra a Signa del 20 novembre 1782 riporta il resoconto di un grave incendio avvenuto nella fornace di Martino Boretti nel castello di Lastra a Signa:
"A dì 20 novembre 1782. Adunati l’infrascritti gonfaloniere e rappresentanti la Comunità della Lastra in pieno numero di cinque [...] sopra l’istanza stata presentata per parte del sig. Martino Boretti, che rappresentando l’infortunio dell’abbruciamento casuale seguito nel dì 17 settembre scorso della di lui fornace posta nel Castello della Lastra e producendo nota estratta dal Commissario del Quartiere di Santa Maria Novella di Firenze dell’opera di muratori, manovali, legnaioli, carrettenai, donne et in numero in tutte di [persone] 234 impiegate nell’estinzione del fuoco nel giorno e notte del 17 e nel mattino del 18 settembre, detto domandava che fossero pagate dalla cassa della loro Comunità le mercedi dovute in dette persone per aver colla loro opera impedito la dilatazione del fuoco nelle case del castello e risparmiato così un danno del pubblico. Considerando quanto [detto] e specialmente che tutto ciò che operarono quelli che ebbero mano a estinguere il fuoco, portò riparo e vantaggio alla sola casa di detto signor Boretti contigua alla fornace e che tutto il danno dell’incendio si è ristretto alla sola suddetta fornace, e che chi fu impiegato all’asportazione delle scope, mobili e d’ogni altra materia, non fece altro che porre in salvo la roba del solo signor Boretti; e che anche fuori da questa circostanza, essendo tutti paesani l’opranti suddetti non posson pretender mercede se nell’estinguer l’incendio hanno salvato anche le proprie sostanze, […] rigettarono l’istanza suddetta con loro legittimo partito di voti favorevoli 3 contrari 2 in tutto".
L’accaduto venne poi ampiamente illustrato nella seduta del Consiglio comunale: Martino Boretti presentò il conto – la nota – assai ingente ricevuto dal Commissario del Quartiere di Santa Maria Novella, la magistratura fiorentina incaricata di coordinare le operazioni di pubblica sicurezza. Tuttavia la sua richiesta di sostenere le spese per lo spegnimento dell’incendio attraverso uno stanziamento pubblico non venne accolta. Interessante e sottile fu la motivazione addotta dai consiglieri: l’incendio era stato casuale e non doloso; era stato domato, non si era propagato, non aveva raggiunto il paese e aveva interessato unicamente la roba del signor Boretti. Poco importò che la fornace fosse andata distrutta e che gli addetti, gli opranti, muratori, manovali, legnaioli, carrettenai che fino a quel momento avevano prestato la loro opera avessero perso il lavoro: i consiglieri osservarono che i lavoratori erano tutti paesani e non potevano pretender mercede se nell’estinguer l’incendio avevano messo in salvo anche le proprie sostanze. Il medesimo fatto è riportato anche nella cronaca fiorentina dell’epoca, sulla “Gazzetta Toscana”, dove possiamo leggere un dettagliato resoconto degli eventi: Nella sera del dì 16 il sig. Martino Boretti della Lastra a Signa avendo fatto dar fuoco alla sua fornace continua alla casa ove abita, nella mattina 17 verso le ore 3, volendo uno dei suoi uomini prendere un fascio di legne da una barca delle medesime incautamente situata vicino alla bocca di detta fornace, caddero diversi altri fasci, e immediatamente si apprese il fuoco a tutto il rimanente, che non era composta di meno di 3900 fasci. Agitate le fiamme dal vento in breve tempo si estesero a tutto che fu d’uopo buttar giù tosto il tetto di detta fornace lungo 30 braccia e largo 32: acciò non si incendiasse tutto il castello. Giunti gl’istrumenti da Firenze con le Guardie del Fuoco unitamente al signor Commissario del Quartiere Santa Maria Novella Giuseppe Calamandrei; prese le opportune misure riuscì arrestare la furia delle fiamme che non restarono però affatto estinte prima dell’ore 9 della sera. Il danno si fa ascendere a più di 600 scudi.
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