Bellini Ceramiche

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Bellini Ceramiche
Note biografiche o storiche
Silvestro Bellini nacque a Lastra a Signa il 6 settembre 1897 da Vincenzo e Linda Ferroni.
Terzo e ultimo dei figli, perse il padre nell’ottobre del 1905, solo pochi anni dopo la sua nascita.
Vincenzo lasciò la falegnameria di famiglia in eredità al figlio maggiore Primo che ne ottenne anche la direzione, e a Silvestro che ne ereditò qualche partecipazione. La figlia Pia ne rimase esclusa. Silvestro, arruolatosi nel giugno del 1916 in prima categoria, partecipò al primo conflitto mondiale e nel dicembre del 1922, tornato a casa dopo la fine della guerra, sposò Aurora Del
Taglia di Signa. Dal matrimonio nacquero sei figli: Vincenzo nel 1924, Anna nel 1927, Franca nel 1931, Giovanna nel 1937, Gioconda nel 1939 e infine Arrigo nel 1942. La madre di Vincenzo, che era rimasta a vivere con lui, morì nel 1947. Gli anni della seconda guerra mondiale misero in crisi la falegnameria e pertanto, subito dopo la fine della guerra, Silvestro decise di convertire la produzione: passò dal legno alla ceramica e negli stessi locali aprì una nuova impresa.
La Alfredo Tozzi e Silvestro Bellini, situata in via Livornese a Porto di Mezzo, nacque dal connubio tra l’esperienza di Alfredo, che mise la sua arte e la insegnò ai futuri decoratori, e l’investimento di Silvestro che mise buona parte del capitale. La ditta venne denominata Alfredo Tozzi e Bellini Silvestro ed era situata lungo via Livornese a Porto di Mezzo.
Nel 1948 erano denunciati all’Alto commissariato per l’alimentazione due addetti ai lavori pesanti: i fornaciai Tozzi Adolfo di Vincenzo (di 35 anni, di Signa), cugino di Alfredo che negli anni Settanta fu messo a capo del reparto aerografisti, e Mari Vasco di Luigi (di 29 anni, di Lastra a Signa) che si occupava anche della rifinitura dei pezzi. All’interno della fabbrica vi erano due fornaci a legna che cuocevano intorno ai 1000° C. Si trattava di forni grossi, alti e profondi. Il lavoro era intenso e basato su turni di 48 ore settimanali. L’azienda cresceva: nell’ottobre del 1947 i dipendenti che usufruivano del servizio mensa organizzato dall’Ufficio annonario del Comune di Lastra a Signa erano ventisette, mentre solo qualche anno dopo, nel 1951, al censimento, ne figuravano già trentatrè. Diventò così la seconda azienda di ceramica del territorio. Nello stesso anno fu costruito un capannone nel cortile interno della struttura. La società con Alfredo Tozzi durò fino al 1955 anno in cui Alfredo decise di aprire un’attività in proprio.
Silvestro continuò la sua attività di ceramista grazie al supporto della famiglia; tutti i suoi sei figli infatti iniziarono a lavorare con lui in azienda. In quegli anni la vita in fabbrica, anche a causa dell’elevato numero di ore di lavoro, trascorreva proprio come in una famiglia: momenti di svago e socializzazione, come le gite annuali, erano ormai una consuetudine163 come in altre realtà industriali.
La presenza femminile in fabbrica, forse anche per il numero delle donne in famiglia, era maggiore che in altre aziende. Molte erano di Porto di Mezzo e di Ponte a Signa dedite, come le donne di casa Bellini, principalmente alla pittura, alla decorazione e all’ornamento. I clienti dell’azienda erano internazionali e provenivano dall’Europa, dal Giappone e dall’America.
Furono principalmente questi ultimi a fare la differenza (grazie al numero di commesse) e a contribuire alla crescita dell’azienda. Tra i principali importatori, Linda Bellini, nipote di Silvestro, ricorda: Bloomingdale di New York, Macy’s di New York, Select Import di Dallas e la svizzera Globus, che ordinava annualmente per un suo cliente colonne in stile impero. Nel 1962 la fabbrica venne ampliata ulteriormente con la costruzione di un’apposita sala campionaria con annessi gli uffici. Il 21 settembre del 1962 con un atto pubblico (n. 2958) registrato a Firenze e redatto il 15 di quello stesso mese, Silvestro nominò come suo procuratore generale per la ditta di ceramiche artistiche il figlio Vincenzo. Questi subentrò infatti nella gestione dell’attività per l’espletamento di tutti gli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione. Vincenzo non accentrò mai l’amministrazione coinvolgendo sempre i fratelli: fu infatti la sorella Gioconda a presentare nel 1964 una richiesta per l’ampliamento dello stabile.
Nel 1966 l’alluvione colpì anche l’azienda Bellini ma fortunatamente i danni furono limitati; gran parte dei problemi furono causati piuttosto dalle ingenti piogge che intasarono le fogne, incapaci di ricevere e far defluire l’acqua. I Bellini riuscirono comunque a limitare le perdite portando più merce e semilavorati possibili al piano superiore, nella sala campionaria. Le necessità d’intervento di risanamento dopo il 4 novembre rappresentò anche un’occasione
per avviare una modifica all’intera struttura della fabbrica con un importante ampliamento verso occidente e la costruzione di un capannone di due stanze e una stanza al piano primo.
La fabbrica, già all’epoca della pratica edilizia, risultava intestata ai sei fratelli.
Poco prima della morte di Silvestro Bellini, avvenuta
nel dicembre del 1968, l’azienda si costituì in società con il nome di Fratelli Bellini ceramiche artistiche con Vincenzo e Gioconda intestatari. Le sorelle Anna e Franca optarono per la liquidazione rimanendo però a lavorare come dipendenti dell’azienda. Arrigo rimase in compartecipazione ma non condivise la direzione perché acquistò un immobile di una ditta in fallimento a Baccaiano, nel Comune di Montespertoli, e vi aprì una sua industria di ceramica, trasferendosi con la moglie a Signa nell’ottobre 1971. Giovanna, che si era nel frattempo sposata con un componente della famiglia
Grevi, proprietaria del cappellificio Grevi Mode, lasciò l’azienda di famiglia per lavorare con il marito nella produzione di cappelli di paglia. In quegli anni, per incrementare la produzione, i vecchi forni furono sostituiti con forni a tunnel alimentati a gas e
successivamente con due forni elettrici, mentre la formatura venne data in appalto alla ditta Bruschi e Gigli di Sesto Fiorentino.
Nel censimento del 1971 l’azienda contava 53 dipendenti, terza per dimensione tra le imprese di ceramica del territorio comunale. Negli anni successivi il personale venne ridotto e già nel censimento del 1981 i dipendenti erano scesi a trentadue. Nel 1979 Linda, figlia di
Vincenzo entrò nell’azienda di famiglia occupandosi dei disegni e del lavoro di ufficio.
L’azienda come molte altre del settore, partecipò a fiere e mercati internazionali ma le ingenti spese e un periodo di crisi generale del settore portarono alla chiusura dello stabilimento a Porto di Mezzo nel 1983. La società rimase iscritta alla Camera di Commercio fino alla scadenza naturale prevista nel 1988.
Quando Vincenzo andò in pensione, negli anni Settanta, Gioconda e Arrigo aprirono una nuova ditta presso Baccaiano: la Bellini Srl società commerciale. Cercarono di trasferire lì la maggior parte delle maestranze176 anche se furono inevitabili alcuni licenziamenti. Gioconda divenne direttrice artistica e responsabile dei rapporti con i clienti. Era dedita alla creazione di campioni e girava il mondo (viaggiando dalla Cina all’Australia) in cerca di spunti artistici e di commesse. Arrigo si occupava invece della fabbrica e attraverso investimenti finanziari riuscì, per un periodo, ad affrontare con successo le spese delle due attività e a portare avanti anche una continua ricerca e sperimentazione. Le due società di Montespertoli proseguirono l’attività fino al 1991. Gioconda e Arrigo presero strade diverse: Gioconda tornò a Lastra a Signa dove fondò la Ciao Italya by Bellini (che si trovava in via Giusti al civico 9) mentre Arrigo aprì la Bellini Più, sempre a Montespertoli. La ditta Ciao Italya by Bellini chiuse nel 2002-2003 mentre la Bellini Più di Montespertoli nel 2007-2008. All’interno della Bellini il clima lavorativo spronava tutti a mettersi alla prova e faceva emergere
doti altrimenti sopite. Nella ditta lavorò anche Lido Bagni, pittore e ceramista poliedrico orientato alla pittura impressionista e all’astrattismo e, occasionalmente dedito alla riproduzione di copie
rinascimentali. Le maestranze raggiungevano tutte un alto livello professionale e alcuni, grazie alla loro abilità, riuscirono a far nascere attività proprie come fecero i quattro fratelli Bitossi,
calcatori e decoratori, fondatori della ditta di Camaioni 4B. Collaborarono alla Bellini, tra gli altri, Manlio Bellini, modellatore, i fratelli Cartei e Alba Rossi, pittori. Per lo sviluppo di alcune linee particolari la dirigenza decise di rivolgersi ad architetti come Walter Bellini e Cristina Ricci. Presso la sede di Montespertoli lavorò anche il decoratore Antonio Mangani, molto apprezzato da Arrigo. L’azienda alternò numerose realizzazioni che annualmente rinnovavano il campionario: il finto marmo applicato con
decalcomanie teso alla riproduzione del marmo bianco di Carrara, di quello rosa di Norvegia e del nero di Marquinia, prodotto dalla Decoritalia di Sesto Fiorentino. Altri periodi furono caratterizzati invece dalle decorazioni a terzo fuoco di platino, argento, oro, metallo color canna di fucile. I manufatti che contraddistinsero la
produzione della Fratelli Bellini e che meglio si vendevano sul mercato erano gli oggetti d’arredamento stile impero, centrali per le produzioni degli anni Settanta e Ottanta.
(Forme di storia, pp. 82-90)
Forme di storia: la ceramica nel territorio di Lastra a Signa
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Bellini Ceramiche

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