Ceramica d'Arte La Torre
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Note biografiche o storiche
La Ceramica d’Arte La Torre nacque nei primi anni Ottanta a Ponte a Signa. La prima sede era stata icavata dal suo fondatore Giovanni Ponziani nel sottosuolo di una vecchia struttura posta in prossimità dell’antica torre che fu dei Pandolfini, dalla quale il laboratorio prese il nome. Il titolare Giovanni Ponziani era nato proprio nella torre accanto a una falegnameria che all’epoca era di proprietà della famiglia Brogi. Ponziani ricorda di aver iniziato a far ceramica in quel piccolo locale privo di servizi, impiantandovi un piccolo forno a gas. Ponziani lavorava già da qualche anno in un’azienda di Montelupo, la Ceramica Aurora, dove si occupava del settore vendite e del rapporto con i clienti, ottendendo buoni risultati. Prima di decidere di mettersi in proprio aveva quindi avuto modo di apprendere le basi del lavoro di ceramista, osservare le tecniche e le fasi di lavorazione, conoscere i principali fornitori di smalti e materie prime. Nel piccolissimo laboratorio di Ponte a Signa, lavorando notte e giorno, Ponziani preparò il suo primo campionario composto da circa quattrocento pezzi e, appassionato di fotografia, realizzò i primi cataloghi. Intanto studiava ceramica da autodidatta, principalmente attraverso i libri che via via andava raccogliendo: “avevo 500 libri, tutti i libri che esistono di ceramica […] mi son fatto le fotografie da me […]”. Dopo circa sette mesi di lavoro faticosissimo, iniziarono per Ponziani le prime soddisfazioni grazie ai primi clienti, soprattutto dopo la partecipazione alla Mostra di ceramica artistica di Vicenza, una delle più importanti del settore. In seguito, la sede del laboratorio fu spostata in via Giusti a Lastra a Signa, nella zona di Tripetetolo, in un capannone dotato di un forno regolare, una cabina per gli aerografi e due addetti. L’attività si trasformò in questo periodo divenendo una società e vide l’ingresso di un altro socio. Dopo circa due anni si ampliò ulteriormente con l’apertura di un nuovo e più grande capannone a Granatieri in via S. Colombano, nel comune di Scandicci. La struttura era dotata di ambienti più ampi e disponeva di diverse sale per il campionario. In quel periodo vi lavorarono circa trenta addetti, con un indotto di altre sei persone contoterziste e una consegna degli ordinativi che era fatta “a otto mesi”. L’azienda continuò la sua crescita a tal punto che Ponziani decise di acquistare un altro capannone in prossimità dei magazzini della Coop, sempre nel comune di Scandicci. In questi anni di crescita entrò in fabbrica anche il figlio Daniele, da sempre attratto dal lavoro della ceramica, anch’egli autodidatta ma dotato di una grande capacità tecnica: è stata una cosa bellissima perché si lavorava insieme […]. S’è avuto delle soddisfazioni immense perché s’è lavorato per tutti i più grandi architetti del mondo, con tutti i paesi, cioè noi ci s’ha un tavolo alla Casa Bianca, ci s’ha due pezzi in biblioteca dal papa, per dire […]. La produzione della Ceramiche La Torre si caratterizzò soprattutto per l’oggettistica, i complementi d’arredo, le statue, i tavoli e i vasi realizzati in maiolica con decorazioni molto complesse, con repertori classici e di epoca rinascimentale. La creazione dei modelli e delle forme avveniva prevalentemente tramite lo studio dei pezzi originali, attraverso una metodica osservazione diretta, tramite le fotografie fatte dallo stesso Ponziani o attraverso le immagini contenute nei tanti libri d’arte della sua biblioteca personale. La frequentazione da parte di numerosi antiquari che – in cambio di interventi di restauro – permettevano di rilevare le forme direttamente sugli originali, fece sì che La Torre arrivasse negli anni a possedere un archivio di gessi assolutamente straordinario e con modalità che ricordano la storia della famosa Manifattura di Signa, soprattutto grazie alla ripresa dello stile cosiddetto “falso antico”: è facile confondere una riproduzione ben fatta da un’antica opera d’arte. Per capire in cosa consiste la differenza è sufficiente osservarne alcuni aspetti, come ad esempio il riflesso dello smalto, la piega di un panneggio, la sbavatura della decorazione; se vi assale un brivido lungo la schiena, significa che quell’opera è originale. Però la medesima emozione si può ritrovare anche in una bella copia. Particolare attenzione era posta anche nella creazione dei colori e degli smalti che venivano acquistati come materie prime al colorificio Colorobbia di Montelupo Fiorentino e poi realizzati dallo stesso Giovanni. Le fasi della pittura erano svolte esclusivamente da donne, dotate, a quanto racconta il titolare, di una grande sensibilità, tra cui Vania Morelli che lavorò in azienda per un lungo periodo. La fase di crisi iniziò con l’attentato dell’11 settembre del 2001 alle Torri Gemelle di New York; circa il 60% dei clienti della Ceramiche La Torre era infatti americano. Uno degli ultimi grandi lavori di cui si occupò l’azienda fu la realizzazione di sei gigantesche colonne per un progetto ideato dall’architetto Philippe Starck per il Centro Culturale Alhondiga di Bilbao, in Spagna. Le colonne furono sviluppate a partire dai disegni dello stesso Starck e della sua équipe e da Daniele, che si occupò in prima persona di creare le forme riuscendovi con grande maestria. Lavorarono al progetto tutti gli addetti della manifattura, anche durante i giorni festivi, per circa sette mesi, contribuendo a realizzare un’opera che tutte le aziende ceramiche, contattate in precedenza dalla committenza francese, avevano rifiutato perché giudicata impossibile. L’azienda cessò la sua attività nel 2015 ma, nonostante la distruzione di gran parte del campionario delle forme avvenuta dopo la sua chiusura, una parte delle sue creazioni continua tuttavia a sopravvivere grazie alla manifattura Ceramiche l’Antico di Cambi Cristiano, oggi localizzata a Montespertoli, ma originaria della Ginestra Fiorentina. Presso questa azienda – che ha acquistato una parte delle forme delle Ceramiche d’Arte La Torre – lo stesso Daniele Ponziani continua la propria attività. (Forme di storia, pp. 105-107).
Forme di storia: la ceramica nel territorio di Lastra a Signa
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