Bertelli, Giovanni

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Bertelli, Giovanni
Descrizione
"[...] quando c'erano queste piagge seminate a paglia appunto e soffiava vento, il vento di primavera che era già alta, quindi spighita, come si diceva, e il vento, e il vento la muoveva a mo' di mare, nel senso che essendo uno stelo non rigido si muoveva, uno spettacolo unico era".
La figlia intervista il padre su una traccia scritta, Giovanni intanto dipinge, è il suo hobby.
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Registrazione 1
C: Quando sei nato e dove?
G. Il 25.1.'36 nel comune di Lastra a Signa, esattamente a Marliano la parrocchia era di Marliano, località Inno. Ora, in questi giorni famosa perché e' c'è l'interruzione della Firenze -Pisa - Livorno, proprio lì!
C: Anche i tuoi genitori erano di Lastra a Signa?
G: Sì, comunque della zona. Il mio babbo sì, la mamma era della Ginestra.
C: Chi della famiglia lavorava nel settore della paglia?
G. Mah, diciamo praticamente tutta la famiglia quando era il periodo.
C: Che attività svolgevano nella tua famiglia oltre alla lavorazione delle trecce?
G: No, le trecce, le trecce non le facevano mai, semmai lavoravano la paglia fino a renderla lavorabile, ma non… capito?
C: Che vuol dire?
G: Cioè nel senso, la paglia andava sbarbata, seccata, imbiancata e poi sfilata e poi gli addetti ai lavori la… facevano la selezione in varie pezzature: quella fine fine, quella grossa, quella più grossa, fino a ottenere quella finissima. Facevano poi, facevano poi, mi ricordo, la treccia in tredici, alcune donne anziane soprattutto. In tredici era una, una rarità insomma, non una rarità, non era facile fare con tredici fili.
C: Ti ricordi le varie fasi, dal momento della semina in poi? Fasi e periodi
G: La semina, poi prima che fosse completamente… seccata, quando era ancora verde, ma già spighita, veniva sbarbata e la sbarbatura era una cosa, un lavoro ambito per molti, tant'è mi raccontavano che quando venivano dalla zona di Lucca per sbarbare anche se non era
fatta volevano sbarbare! Capito?
C: Perché?
G: Perché? Perché venivano apposta da lontano per lavorare e volevano lavorare ecco, semplicemente.
C: In che periodo?
G: Nel periodo, mi pare fosse maggio, se non vado errato, sì. Veniva, veniva, veniva messa a seccare; quand'era secca veniva fatto dei fastelli e poi la successiva, la successiva, trattamento veniva imbiancata: messa a prendere la guazza e poi il sole. Non doveva
prendere l'acqua perché si macchiava. E poi la guazza, asciugata al sole e diventava bianca. Le strade di Carcheri, per dire, non passavi, c'era un un coso così per passare i carri, ma le strade erano tutte tutte tappezzate di paglia a imbiancare.
C: Di che periodo?
G: Periodo di giugno praticamente, quando era già sbarbata e seccata.
C: Fino a quando?
G: Eh be', questo non lo ricordo. Poi, poi la sfilatura era, era un trattamento successivo quand'era, quand'era secca. Veniva sfilata, c'era tutti gli androni con tante persone, molte donne, che sfilavano questa paglia, facevan dei mazzi che poi, questi mazzi, come ho detto prima, venivano messi in una macchina con, con dei vari… non so come chiamarli, con fori e per varie pezzature. Ottenevano appunto questa diversa pezzatura che aveva ovviamente
diverso valore.
C: Che livello di vita avevate?
G: In che senso?
C: La lavorazione della paglia contribuìva a migliorarla?
G: Ma nella zona, nella zona di Carcheri e Ginestra era, per molti era basilare eh, era una cosa estremamente importante, ci lavorava tante persone o come attività principale o temporanea, ma comunque tante, tante.
C: Quali erano le fasi della lavorazione della treccia tu non lo sai perché non la facevate...
G: No, io l'ho vista, vista un milione di volte fare, delle donne che camminavano addirittura intrecciando, intrecciando la paglia, facevan le trecce camminando.
C: Ma le fasi della lavorazione non le sai
G: Le fasi della lavorazione, una volta fatto la scelta dei fili sulla, sulla finezza o le dimensioni dei fili insomma di paglia, sulla base, dovevan essere tutti uguali praticamente, veniva, veniva poi fatto dei mazzi spuntati, spuntati all'altezza della, dell'inizio spiga in modo da
utilizzarla tutta e poi dati a queste donne che venivano, che la facevano per lavoro praticamente. O che fosse un lavoro così per riempire, per guadagnare qualcosa o per altro… Alcuni lo facevano a tempo pieno. Ecco, la mia mamma era molto brava a fare le
borse di paglia, aveva la forma, sapeva modellare e veniva… Mi dispiace non l'avere!
Registrazione 2
C: Era un lavoro stagionale o si diversificava nel corso dell'anno?
G: Diciamo era preminentemente stagionale per quanto riguarda la raccolta della paglia, però, però per alcune persone era tutto l'anno. Quelli che venivan da lontano per sbarbare, perché questo era il termine proprio usato, la sbarbatura perché veniva sbarbata, veniva sbarbata e poi veniva scosso la, la terra che era attaccata alle barbe con il piede, capito? Sul piede sinistro veniva dato il colpo per scuotere la terra e poi veniva, veniva con le ginestre veniva
legata.
C: E come si chiamava il mazzetto? Aveva un nome?
G: La menata, menata.
C: E quando eri bambino cosa ti ricordi di questa attività?
G: D'avere sfilato la paglia, la paglia, quella, quella appunto seminata, ma anche quella del grano perché i miei battevano a mano e veniva poi utilizzato la, la paglia del grano con, veniva un filo grosso di meno valore, però aveva un commercio anche quello, capito?
C: E tu che facevi quindi?
G: Lo sfilavo, quello, mentre la paglia andava proprio sfilata con questo gesto, così, sulla, menata menata, fino a che non rimaneva il codino, il qual codino veniva utilizzato per dare da mangiare ai cavalli, e la barba del codino, perché c'era ancora le barbe, veniva utilizzata per il letto dei cavalli. Ma il codino veniva utilizzato per dare, per dare loro da mangiare. C'era diffuso, i cavallai specialmente alla Ginestra, no? E… mentre l'altra, quella, quella di
grano era di meno, meno pregio e non potevi sfilarla, la dovevi intaccare con l'unghia e poi tirarla via. Una volta intaccata sopra il nodo, tra il nodo e lo stelo che, che raggiungeva la spiga, quella era la parte utilizzata. Però a lungo andare, e mi è successo diverse volte, si finiva l'unghia, capito? A forza di intaccare il…
C: Da dove proveniva la paglia?
G: Mah! Io questo non l'ho mai saputo, se non un soggetto di Signa che non era nemmeno toscano, che aveva fatto… ma non sono in grado di rispondere.
C: Chi partecipava a questi lavori?
G: Diciamo la famiglia tutta, direi, no, di tutte le famiglie. Nella zona di Carcheri se te tu prendevi un androne, per dire no?, uno stanzone come ce n'era diversi, era pieno di gente che sfilava o che faceva la treccia o che faceva le borse, secondo del periodo.
C: Ma c'era qualcuno a cui la paglia era semplicemente portata, rifornita e non la lavorava dalla semina?
G: Sì, c'erano certo. Questi, quelli che chiamavano, chiamavano fattorini, almeno in quella zona li chiamavan fattorini, ce n'erano diversi e avevano, portavano il lavoro alle donne, le trecce
a fare, e loro poi erano… non lo so quali contatti avessero, però quelle erano persone anche che normalmente stavano bene rispetto agli altri.
C: E quali ditte si occupavano nella zona della paglia?
G: Io mi ricordo Loreno, c'era Loreno che faceva, faceva, portava il lavoro alle donne; Varesco un altro, morto di recente fra l'altro.
C: Ma ditte proprio che si occupavano…
G: Questi erano proprio famiglie che lo facevan di lavoro, eh. Famiglie lo facevan di lavoro questo di… il lavoro della paglia, di portare il lavoro alle donne e poi loro avranno avuto i loro
riferimenti. Mi ricordo che questo Varesco si diceva che avesse tante migliaia di cappelli pregiatissimi fatti, fatti con questa paglia fine, insomma. Passò un periodo in cui andavano all'estero questi cappelli, poi c'è stato il declino, rapido, totale.
C: Le hai sentite nominare queste ditte che c'erano a Lastra a Signa, che erano fratelli Andrei, Taccetti, Corti a Signa, Santini e Cinelli?
G: Sì sì sì, tutti. Non li avrei ricordati, ma io me lo ricordo, sì, sicuramente.
C: E cosa ti ricordi?
G: Mah, mi ricordo che erano grossi imprenditori della paglia, non erano quelli marginali che c'erano da noi, piccolini. Comunque…
C: La maglina te la ricordi?
G: Maglina? No, mai sentita nominare.
C: Ne stavi già parlando, c'erano intermediari con le aziende e ditte di cappelli? Erano i cosiddetti fattorini, ne ricordi qualcuno?
G: Sì, Loreno, Varesco.
Registrazione 3
G: Io quando ero ragazzo andavo nel periodo in cui c'era uno che si chiamava, lì vicino noi, a Poggiorosso, Pellégro, faceva il barbiere, ma lavorava anche la paglia e aveva questa macchina che faceva le varie pezzature. La metteva dentro quella sfilata e, e lavorava fino a
ottenere le varie pezzature e faceva poi il mazzo. Io andavo, e lo ricordo ora nitidamente, a girare la ruota, era una ruota grossa. Una mattinata intera, senza mai fermarsi! Non mi ci far pensa-…
C: A quanti anni?
G. Ih! Avrò avuto sette - otto anni.
C: Ma era una lavorazione solo femminile o partecipavano anche…
G: No no no
C: Uomini e bambini anche?
G: Femminile quanto riguarda le trecce, l'intrecciatura, come si potrebbe chiamare non lo so, quella precipuamente femminile. Tutto il resto invece era di, di, soprattutto maschile, quello
della semina, della raccolta, della raccolta, la sbarbatura c'era anche molte donne. Credo che lavorassero a cottimo, credo eh, perché non ne sono certo. Io, l'ho fatto anch'io e era, la sbarbatura c'erano uomini e donne.
Registrazione 4
C: Le donne lavoravano in casa?
G: Sì, le donne lavoravano, per quanto riguarda la treccia sì.
C: Da sole, in gruppo? Ogni famiglia per conto suo?
G: Ma dipendeva, nelle zone diciamo dove c'era, come a Carcheri, dove c'era praticamente un agglomerato, case, anche in gruppo, stavan tutte insieme a chiacchierare, intanto facevano la treccia.
C: E dove stavano a fare questo lavoro?
G: Ma in questi, questi androni, sulla porta di casa, dipendeva anche molto dalla stagione.
C: Era faticoso?
G: No, per niente! La treccia no.
C: E a che età cominciavano a lavorare?
G: Ma credo, io non sono, mi viene da, per intuìto, sicuramente cominciavan da bambine.
C: Qual era il livello salariale? Pagavano a cottimo?
G: Sì, sul lavoro fatto. Sì, ma sicuramente… magari era importante per loro sotto il profilo economico, però, però sicuramente poco.
C: Ti ricordi qualcosa sulla quantità del prodotto?
G: No, per niente.
C: Non ti ricordi, per dire, la nonna quante borse faceva in un giorno?
G: No, un lo so. Credo la mia mamma abbia impa-, imparato quando, prima di sposarsi perché dopo sicuramente no, le faceva solo per bisogno, per utilizzo di casa, ma credo che l'abbia fatto per lavoro quando stava alla Ginestra.
C: Ti ricordi qualche aneddoto, qualche storia sulla paglia?
G: No, no.
C: C'erano le organizzazioni sindacali in questo settore?
G: Sì! (ironico) Penso proprio di no! Non rico-, non rammento nulla, ma io penso proprio che assolutamente no.
C: C'è stato un periodo di crisi prima che finisse poi la paglia?
G: Mmmm, io mi ricordo… dopo la guerra c'era, era in auge notevole, la lavoravano tanti. Quella zona lì insomma era una zona dove sicuramente venivano, cioè le famiglie, era il reddito loro praticamente.
C: Tu non puoi ricordare per problemi anagrafici la crisi del '29 ovviamente
G: Assolutamente no, non ero nato. Si narrava anch'allora, si narrava soprattutto più della crisi, perché nelle campagne credo che non, non l'avessero nemmeno tanto raccolta ('compresa').
Quello che mi raccontavano del '29 era d'una grande nevicata che vènne praticamente a fine inverno e quella fu una cosa in cui gli anziani rammentavano spesso questa nevicata del'29 che appunto collima con la grande crisi. Soprattutto ho l'impressione che abbia
investito l'America e non tanto da noi, ecco, dove, dove era soprattutto la mezzadria a farla da padrone. Quindi diciamo un'economia di sussistenza.
C: La provenienza di altre materie prime, dall'Oriente in particolare, ha influito sulla lavorazione della paglia? Ti ricordi qualcosa?
G: No, no. Io so che quando poi andò in crisi, dice arriva dalla Cina quella che arrivava. Io poi non so più niente perché non, non…
C: Però tu mi dicevi c'era un altro prodotto che veniva utilizzato
G: Il rascèllo! Il rascèllo era un prodotto sintetico, credo, però ecco. E passò un periodo in cui le donne specialmente, specialmente nelle zone, Brucianesi per dire, Ponte a Signa, le vedevo quando passavo io, lavoravano, lavoravano il rascèllo, ma a gruppi eh.
C: E che cos'era?
G: Era un prodotto credo sintetico, comunque lucido, sembrava ora ripensandoci come la plastica un pochino, però probabilmente non era plastica eh, non so quale materiale fosse. Si chiamaa rascèllo e le donne lo intrecciavano un po' come, come… però era molto più
grosso, capito? Era grosso, largo un mezzo centimetro, mezzo centimetro per cui dico facevano i cappelli di chesto rascèllo e poi li modellavano e facevan varie forme.
Registrazione 5
C: In che tipo di casa abitavate? Che caratteristiche aveva?
G: Una vecchia, dire vecchia è dire poco, in cuci-. Ancora quando passo di lì mi incuriosisce, c'erano dei muri, una zona non, non, dove c'era il fienile, ma comunque contigua, attaccata alla casa, che non era pietra né coso, era tipo, tipo terra di mattone, rossa, ma comunque terra, solo terra.
C: Terra battuta
G: Penso di sì, però ecco, era, quindi per dire, per dire che questo doveva essere una casa vecchissima, probabilmente un castello, chissà che cosa.
C: Descrivimela
G: Eh, una casa… te la faccio ('disegno').
C: No no, l'ingresso dava su che cosa? Sulla cucina?
G: No, c'era, allora, c'era un ingresso, un ingresso, a destra c'era la cucina scendendo uno scalino, andando, proseguendo c'era un'altra cucina e prima della cucina c'erano le scale che portavano al piano superiore e lì c'erano le camere, dei quali due di passo e io dormivo
in una di quelle di passo. Quelle non di passo l'avevano prese mio zio e il genitore, i' mi' babbo una di quelle non di passo. Una non di passo, eran tante le camere perché era una grande, una casa grande, l'aveva i' mio nonno. Con due gabinetti, gabinetti a buca, diciamo,
come definirli, però c'erano due gabinetti.
C: E perché c'erano due cucine?
G: Eh, due cucine, due cucine perché penso che fossero state più famiglie perché c'erano due ingressi [...]
C: E fino a quando sei vissuto nella zona di Lastra a Signa?
G: Fino al '65.
C: E che ti ricordi della zona, del paese, di Marliano? Della vita di paese?
G: Mah, la vita di Marliano già era differente rispetto a quella di, di, dei paesi, perché i paesi comunque c'era una diversa socialità, insomma si trovavano al bar, c'era l'edicola. Lì mi viene in mente un particolare che mi riaffiora ora e te lo dico così, per, per sottolineare la diversità. Vènne un signore che io conoscevo, una persona, un lavoratore insomma, non di più non di meno, e comprò "La settimana enigmistica" alla Lastra. Mi, mi fece riflettere
questa cosa, capito?, nella campagna era lontano anni luce, come dire, l'idea di, di, di comprare "La settimana enigmistica", per dire, no?, di come la vita di paese già fosse diversa rispetto a quella della campagna che era, come dire, lavoro - stalla - lavoro - stalla,
poco più poco meno.
C: E se c'era un po' di tempo libero?
G: Tempo libero c'era le, le, il, la messa e il vespro, così chiamato, l'unico motivo, momento di, lo chiamerò aggregazione, non so come chiamarlo, dove la gente si ritrovava la domenica mattina e il pomeriggio. Ma poi, null'altro. Scandita ecco, scandita da da, dalla messa domenicale.
C: Ci sarà stato però qualche festa più importante
G: Sì, a Marliano c'era Santa Maria a Marliano che facevano quella processione di cui ti ho anche parlato con le donne sbercianti.
C: Racconta meglio
G: C'era la processione e durante la processione cantavano questi inni di chiesa, no?, c'era delle donne, veramente una cosa obbrobriosa: cantavano sberciando! (ride) Era una cosa! Ma per accorgermene io!
Registrazione 8
G: Mi ricordo spesso, mi ricordo questo particolare, che era legato a questa località, passando, passavo spesso da Brucianesi, mi colpiva il fatto in questo paese, è un paese al limite del comune di Lastra a Signa con Montelupo, ci fosse questi gruppi di ragazze staan sempre a lavorare i' rascèllo. Io non davo importanza alla cosa, però m'è rimasto questa immagine di queste ragazze che, che lavoravano i' rascèllo. Sicuramente in quella zona c'è ancora qualcuno che lo ricorda bene questo rascèllo, ma probabilmente anche nella zona Signa -Lastra a Signa. Ma mi ricordo e rammento perché Brucianesi, perché mi ricordo queste ragazze eran tutte lì a lavorare all'esterno i' rascèllo, di come fosse importante in quel, que-, di lavori sa', magari ce n'era pochi lì e i' rascèllo fosse questa attività praticamente diffusa lì.
Ora, uno che avesse voglia d'andare per dire a Brucianesi, per dire, a interrogare qualche anziano sicuramente c'è qualcuno che lo ricorda bene perché questo rascèllo doveva avere come dire, dev'essere stato un po' qualche cosa che ha sostituito temporaneamente la paglia, capito?, contribuendo al declino.
Registrazione 9
C: Passò un periodo?
G: Passò un periodo in cui praticamente i' rascèllo era, lo lavoravano, lo lavoravano tutte le donne, quindi non lo so se ha contribuito o è stato un sostitu-, un sostituto della paglia, non so che dire. Però in quel periodo eran tante a lavorarlo.
C: E ci facevano i cappelli?
G: Cappelli sì, mi ricordo anche modellati, com'eran modellati venian anche bellini.
C: Quella che viene detta la paglia di Firenze da dove veniva? Tutta da Signa?
G: La zona di, di, la zona di Lastra a Signa, Campi, Signa, quella zona lì.
C: E perché s'era specializzata in questa lavorazione?
G: Perché c'era un signore, se ben ricordo, che era un romagnolo e che, come dire, un so se si possa dire, inventò, comunque e poi incominciarono a lavorare questa paglia e fino a raggiungere anche lavorazioni notevoli, di raffinatezza volevo dire. Però ecco, ora non mi ricordo come si chiamava questo signore, però era... incominciarono a Signa e quindi Campi e quindi le zone limitrofe lì.
Registrazione 10
G: C'erano, quando c'erano queste piagge seminate a paglia appunto e soffiava vento, il vento di primavera che era già alta, quindi spighita, come si diceva, e il vento, e il vento la muoveva a mo' di mare, nel senso che essendo uno stelo non rigido si muoveva, uno
spettacolo unico era.
C: Se veniva maltempo si rovinava?
G: Poteva accadere se, dicevano "l'è ricascata", se la ricascava, quella era praticamente inutilizzabile.
C: E cosa provocava questo danno?
G: I' danno provocava che veniva i' filo contorto, il filo di paglia non veniva armonico, capito? veniva… come dire, si, si piegava, andava in terra, cercava di, cercava di rialzarsi, ma, ma ormai l'era rovinata, capito?
C: Ma cosa la faceva piegare la paglia?
G: I' vento e l'acqua. Quando la ricascava, questo era il termine usato, per dire "l'è ricascaa tutta", per dire, no?, allora i' vento e l'acqua, nei punti in do' ll'era ricascata l'era veramente da buttà via.
C: E se grandinava?
G: Ma la grandine… sì, certo la poteva fare danni anche la grandine, ma l'acqua, la troppa acqua e i' vento la faceva ricascare capito?
C: Te lo ricordi qualche…
G: Eh! Me la ricordo d'averla vista rovinata, tante volte, ma nemmeno una volta sola. Questo valeva anche per il grano, eh: quello ricascato l'era, l'era meno, c'aveva meno resa, anzi
compromessa.
C: E della paglia ricascata che ne veniva fatto?
G: Ma sai… della paglia ricascata veniva utilizzato il buono se c'era un po', poi i' resto veniva utilizzato come paglia o come fieno, tieni conto non veniva buttato via niente. Tu pensi i' codino, cioè la menata della paglia veniva utilizzato da, da dalle barbe fino a… allo stelo sottostante la spiga! Fa' conto guarda, questa, questa (esemplifica con un pennello sottile) l'è la parte che veniva sfilata da i' nodo, no?, veniva tolta così, qui, qui, questa parte qui, questa, questa parte qui gl'era i' codino, rimaneva, che era legato qui e qui c'aveva le barbe. Le barbe venivan tagliate, messe nel letto dei cavalli, e questo lo davan da mangiare a'cavalli, la parte sopra veniva sfilata. Che poi con quel trattamento ti dicevo io che, a girà la
ròta, che io ho girato, e veniva tagliato la spiga a i' pari, capito?, e, e fatto le varie pezzature di paglia.
C: E delle spighe che ne era fatto?
G: Ah di questo non… ricordo, se venivan buttate via non ho… non mi ricordo di questo. C'avea la rèsta, la paglia d-, da, da cappelli avea la rèsta, la spiga come la chiami?, la rèsta.
C: Quindi?
G: E quindi la rèsta la utilizzi male, capito?, ma qualsiasi altra cosa nella parte sommitale, di, di, dello stelo d'i' grano anche quella mmmm
intervistato
Bertelli, Giovanni (G)
intervistatore
Bertelli, Crista (C)
Luogo
Pratolino, Comune di Vaglia (Fi)
Data/e
23 luglio 2021