1900

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1900
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La crisi economica degli anni dieci del '900, il periodo della guerra, la crisi successiva al conflitto segnano l’inizio di una decadenza, lenta ma inesorabile che travolge tutto il settore della pietra. [continua a leggere]
Tale decadenza è legata d’altra parte, ad un sempre maggior impiego di materiali meno “ nobili”, ma più economici, come il cemento e il calcestruzzo, ed all’aumento dei costi di trasporto; già dalla fine dell’800 la ferrovia tende a sostituirsi al trasporto fluviale, che, per secoli, aveva costituito il tradizionale, e più economico, mezzo di trasferimento della pietra verso i porti di Pisa e di Livorno (cfr A. C. Lastra a Signa, Lettera del Prefetto, 26 maggio 1893, filza n.58, affare n.1033).
Anche il tradizionale rapporto di lavoro fra i proprietari delle cave e gli scalpellini entra in crisi. Nel 1902 gli scalpellini di Lastra a Signa e Carmignano danno vita ad una “ Lega di Miglioramento fra gli scalpellini” che avanza varie richieste,; abolizione del cottimo, giornata di lavoro non superiore alle dieci ore, fissazione delle tariffe di paga oraria, suddivise per classi di lavoratori, pagamento settimanale ed in contanti. Il “ fronte “ dei proprietari si divede: alcuni di essi costituiscono una Società Cooperativa fra maestri Scalpellini per “ fare atto di solidarietà con gli operai di cui riconosco in linea generale giuste le domande; per migliorare la condizione materiale e morale dei Soci, la quale è fatta triste dalla concorrenza spietata che i Maestri scalpellini proprietari o affittuari di cave si fanno fra loro, e della quale, più crudi sentono gli effetti i Maestri più umili”.
A conclusione della “ vertenza”, della cui conciliazione si fanno promotori, al fine di evitare scioperi e turbamenti, i sindaci dei tre comuni interessati, vengono accolte solo le richieste della riduzione di orario a dieci ore ed il pagamento settimanale (A.C. Lastra a Signa, Carteggio degli affari, n93, affare 328).
A partire dai primi anni del secolo XX e per tutti gli anni 20, sull’onda del più generale fenomeno migratorio che coinvolge il Paese, gli scalpellini di Brucianesi - la frazione nella quale in gran parte risiedevano gli occupanti del settore - vanno a lavorare, molti stagionalmente, altri per lunghi anni, alcuni in maniera definita, all’estero, in Francia e in Svizzera soprattutto.
Tuttavia ancora per tutti i primi anni del 900 la lavorazione della pietra rimane un settore significativo dell’economia lastrigiana: nel 1911 risultano al censimento industriale 30 cave, si che Lastra è ancora uno dei centri più importanti della provincia di Firenze (terzo dopo Fiesole che ha 62 cave e Carmignano che ne ha 33). In esse si impiegano 250 adulti e 50 fanciulli ( cioè in età inferiore ai quindici anni) , il che rappresenta circa il 30% degli scalpellini della provincia ed il 12% degli occupanti dell’industria del comune (cfr. Innocenti, L’industria nell’area fiorentina, pp 46-47).
Già nel 1927 al censimento industriale e commerciale, risultano soltanto 7 ditte nel settore della escavazione e lavorazione di pietrame: alcuni proprietari sono gli ultimi eredi di quelli che abbiamo incontrato nei documenti settecenteschi e ottocenteschi: Fratelli Brunelli, Tozzi, Dante, Naldi e C. Allegranti, Poggi, Frosoni, Geri. Tuttavia al censimento della popolazione del 1931, nella frazione di Brucianesi, anche se molti hanno trovato occupazione al Dinamitificio Nobel, gli scalpellini, con 59 addetti costituiscono ancora quasi il 24% della popolazione maschile attiva. Al primo censimento del dopoguerra, nel 1951, sono registrate ormai solo cinque ditte: nei primi anni del dopoguerra si ricordano gli ultimi grandi lavori legati alla ricostruzione postbellica, la lastricatura di alcune strade, il restauro di Villa Bellosguardo, gravemente danneggiata dai cannoneggiamenti al passaggio del fronte. A partire dalla fine degli anni 50, con l’avvento delle nuove tecniche edilizie, l’entrata dei giovani in fabbrica, questo “ mestiere” che per secoli si è mantenuto immutato, con le sue tecniche ed i suoi arnesi tramandati di padre in figlio, che non ha conosciuto l’impiego di alcuna forza motrice, se non quella delle braccia dell’uomo, entra in una fase di declino inarrestabile, affidato solo alla sopravvivenza degli ultimi scalpellini.
(Per approfondimenti cfr. Baccetti Cesare, Lastra a Signa: l'economia tra passato e presente, in Lastra a Signa. Percorsi storici e turistici, S. Giovanni Valdarno, Editoriale Tosca, 1990, pp. 87-103)