Ambienti di lavoro - Italica Ars
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Ambienti di lavoro - Italica Ars
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Il progetto di ampliamento dello stabilimento è del 1954. La descrizione degli ambienti è tratta da una relazione redatta da un operatore del Consorzio socio-sanitario di Scandicci - Le Signe nel 1979 (Archivio Storico del Comune di Scandicci, Postunitario, Carteggio degli Affari Comunali).
Dal confronto tra le due fonti (iconogafica e descrittiva) si possono vedere come si sono sviluppati gli ambienti di fabbrica nell’arco cronologico tra il 1954 ed il 1979.
L’azienda Italica Ars era una fabbrica di ceramica artistica con un sistema di lavorazione quasi totalmente di tipo artigianale. Era divisa in due fabbricati ambedue collocati in zone abitate, il principale in via Diaz e il più piccolo in via Livornese. Nella sede di via Diaz vi erano gli uffici, il magazzino e tutta la parte specializzata in decorazione e cottura oltre a un reparto di preparazione del biscotto. Nel reparto ‘terre’ lavoravano un gruppo di tornitori e modinisti. Le terre, costituite da terraglia e argilla, arrivavano già bagnate, tagliate in panetti, avvolte in cellophane e depositate nel reparto tornitori. La principale difficoltà era dovuta all’eccessiva umidità degli ambienti causata dalla presenza del materiale bagnato. Il reparto forni si trovava al pianterreno al di sotto del livello stradale e vi lavorano dieci addetti alternati in tre turni. I pezzi, dopo una parziale asciugatura, stazionavano nei pressi del forno per asciugarsi del tutto e successivamente venivano cotti. Il biscotto veniva poi decorato e nuovamente cotto. In questo reparto tra i maggiori problemi, dovuti perlopiù alla scarsa cubatura dell’ambiente, vi furono la mancanza di un ricambio d’aria adeguato, il caldo eccessivo nella stagione estiva e gli sbalzi di temperatura nel periodo invernale.
I forni, uno monocanale e l’altro bicanale, erano provvisti di due aspiratori (anche se gli addetti erano esposti in maniera continua alle elevate temperature e alle notevoli quantità di polveri). Anche il reparto smaltatura si trovava a pianoterra, tra il forno e il magazzino e vi lavorano dodici addetti tra pittori, tuffatori e aerografisti.
Gli addetti immergevano i pezzi nella cristallina o nello smalto con le pinze o, più di rado, con le mani. Si occupavano anche alla preparazione di questi componenti. Adiacente a questo locale si trovava la stanza degli aerografi: il pezzo arrivava già smaltato e gli addetti lo spruzzavano in cabina facendolo ruotare a mano. I nove aerografi erano tutti con cabina a velo d’acqua e aspirazione dal di dietro.
Il reparto smaltatura era situato nel mezzanino, sopra il reparto forni e i problemi principali erano dovuti al caldo proveniente dai locali sottostanti e dai tubi di tiraggio
dei forni.
I lavoratori inoltre lamentavano un fastidioso rumore dovuto agli aspiratori delle cabine di spruzzatura. Il reparto del magazzino era diviso in due locali: il primo si trovava al pianterreno e l’altro nell’interrato. Lo spazio di ambedue i locali era ristretto e vi era molta umidità.
La fabbrica in via Livornese era divisa su due piani. Al pianoterra trovavano posto gli addetti alle presse, i fornaciai, e i rifinitori; al primo piano vi erano gli addetti alla colatura e alla rifinitura, mentre in una stanza esterna lavoravano gli addetti alla preparazione delle forme. Nel reparto formatura lavoravano tre operai che si occupavano della preparazione delle forme per le presse e per il colaggio. Il gesso veniva sciolto in acqua e impastato. Un’altra lavorazione effettuata in questo reparto consisteva nella preparazione dei modelli con maiolica in pezzetti. Venivano utilizzati una vernice, della gommalacca e un sapone speciale. Il principale problema, anche in questo caso, era rappresentato dalle polveri che si diffondevano dopo il rovesciamento del gesso in acqua. Anche il reparto presse, rifinitura e forni era situato al pianterreno. In questo locale venivano effettuate tre diverse lavorazioni: la formazione dei pezzi tramite presse, la rifinitura e la colatura e vi lavoravano otto addetti.
I rischi dell’ambiente di lavoro erano legati all’elevata temperatura soprattutto nel periodo estivo per la presenza del forno, all’umidità causata dalla presenza di terra bagnata e alle polveri causate soprattutto dalla rifinitura. Al pianterreno si trovava anche una mescolatrice che impastava la terra con l’acqua attraverso l’aggiunta di silicati liquidi. Tramite una pompa la terra liquida veniva mandata con un tubo al piano
superiore dove un operaio la usava per riempire le forme. Queste, dopo un certo periodo di tempo, venivano poi rovesciate per eliminare la terra in eccesso (che era riutilizzata nella mescolatrice). I pezzi una volta asciutti erano sformati e messi sulle assi per essere poi rifiniti. Nel locale rifinitura si trovavano anche tre lavoratrici.
Contenuti
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Progetto manifattura ceramica Italica Ars, 1954
Progetto per l'ampliamento dello stabilimento della manifattura ceramica Italica Ars con costruzione di un nuovo stanzone per forno